Signoria di Volterra
Signoria di Volterra | |
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Dati amministrativi | |
Lingue ufficiali | Latino |
Lingue parlate | Volgare italiano |
Capitale | Volterra |
Politica | |
Forma di governo | Signoria cittadina |
Signori di Volterra | Belforti |
Nascita | 1340, con Ottaviano Belforti |
Causa | Cacciata degli Allegretti e presa del potere da parte dei Belforti |
Fine | 1361, con Bocchino Belforti |
Causa | Decapitazione di Bocchino Belforti e cacciata della famiglia |
Territorio e popolazione | |
Territorio originale | Comune di Volterra |
Economia | |
Commerci con | Stati italiani |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Cattolicesimo |
Classi sociali | aristocrazia, clero, borghesia, popolo |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Libero comune di Volterra |
Succeduto da | Signoria di Firenze |
La Signoria di Volterra fu un antico Stato italiano sotto il dominio della famiglia Belforti.
Il passaggio da libero comune a signoria cittadina avvenne nel 1340, a seguito della cacciata della famiglia Allegretti dal comune di Volterra. Il governo dei Belforti durò soltamente vent'anni: nel 1361, infatti, Volterra entrò a far parte della Repubblica di Firenze.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il comune di Volterra era circondato da potenti vicini come Firenze, Siena e Pisa in piena espansione territoriale, ma grazie a una saggia politica di buone relazioni seppe garantirsi l'indipendenza. Come in molti altri comuni italiani, a cavallo tra il XIII e il XIV secolo anche a Volterra divamparono le lotte tra guelfi e ghibellini; qui le due fazioni erano rispettivamente guidate dalle famiglie Belforti e Allegretti.[1]
Grazie alle politiche portate avanti da Ranieri Belforti in qualità di vescovo (eletto nel 1301 da Papa Bonifacio VIII), la famiglia Belforti riuscì a preparare il terreno per l'instaurazione di una signoria laica.[1] A seguito della sua morte, venne eletto vescovo Rainuccio degli Allegretti, della fazione opposta. Quest'ultimo mancò di rivendicare alcuni castelli a favore di Siena, e Ottaviano Belforti, fratello di Ranieri, colse l'occasione per muovere contro di lui il popolo di Volterra.[1]
Nel 1340 gli Allegretti vennero cacciati dalla città, che a quel punto vide il passaggio dal comune alla Signoria: i Belforti erano ormai i signori di Volterra. Il primo vero signore fu Ottaviano che politicamente fu molto vicino a Firenze e in particolare a Gualtieri di Brienne. Nonostante la rapida parentesi rappresentata dal Duca d'Atene, Ottaviano rimase signore fino alla morte,[1] giunta nel 1348; i suoi anni di governo videro la costruzione della parte meridionale della Fortezza, soprattutto la torre del Duca d'Atene, localmente nota come "Femmina", da cui è possibile dominare la città. Il successore di Ottaviano fu il figlio Paolo, detto Bocchino, che governò come un tiranno e si alienò la fiducia dei volterrani e soprattutto di Firenze. Perso l'appoggio di Firenze, Bocchino cercò di vendere la città ai pisani per 32.000 fiorini,[1] ma il popolo insorse e tento di linciarlo; Bocchino riuscì a scampare al linciaggio ma dopo un processo sommario venne decapitato sulle scale del palazzo dei Priori il 10 ottobre 1361.[1]
Dopo la sua morte i Belforti vennero cacciati dalla città e Volterra cadde sotto il controllo di Firenze. I fiorentini riconobbero l'indipendenza della città ma fu solo un atto formale. Nella realtà Firenze sceglieva il Capitano del popolo e i Gonfalonieri solo tra persone di sua fiducia e nel 1427 anche qui fu imposta la legge del Catasto fiorentino. Per Firenze Volterra era ormai un suo suddito.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Lorenzo Aulo Cecina, Memorie istoriche della città di Volterra, Pisa, 1758.
- G. Volpe, Volterra: storia di Vescovi signori, di istituti comunali, di rapporti tra Stato e Chiesa nelle città italiane nei secoli 11.-15, Firenze, La Voce, 1923.